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La villa "della Pisanella" a Boscoreale

di Ernesto De Carolis e Lorenzo Fergola


(articolo tratto da "IL TESORO DI BOSCOREALE", ed. FMR, agosto 1988)

La villa detta "della Pisanella", rinvenuta in agro di Boscoreale (Napoli), costituisce uno dei tanti insediamenti produttivi che in età romana erano sparsi nel suburbio nord-pompeiano. Purtroppo tali insediamenti, tranne alcuni casi sporadici, non sono stati oggetto di scavi sistematici, ma soltanto di parziali esplorazioni, che rimontano soprattutto al secolo scorso, ed erano finalizzate essenzialmente al recupero dei materiali, peraltro oggi dispersi in vari musei, e alla redazione delle planimetrie degli edifici.

Due foto d'epoca relative alla Villa "alla Pisanella" così come è stata
 rinvenuta a seguito degli scavi iniziati alla fine dell'800.

La localizzazione topografica di questi insediamenti e la pubblicazione delle relative planimetrie, insieme alle pur sempre preziose relazioni di scavo dell'epoca, ci hanno tuttavia permesso di delineare un quadro socio-economico parziale, ma pur sempre significativo, del territorio suburbano a nord di Pompei.
Quest'ultimo era interessato da un addensamento cospicuo di ville, la cui funzione precipua era lo sfruttamento intensivo del fertilissimo ager pompeianus. Tali unità abitative, i cui primi esempi risalgono al llI-II secolo a.C., vengono comunemente denominate con termine riduttivo "ville rustiche", come se fossero destinate unicamente alla produzione. In realtà, quelle che preferiamo chiamare semplicemente ville, e tra queste la Pisanella, erano costituite, il più delle volte, da un quartiere signorile, destinato al dominus (pars urbana), distinto da quello servile e rustico (pars rustica), destinato invece alla produzione e all'alloggio della manodopera servile, mentre la pars fructuaria era la vera e propria fattoria. L'edificio era circondato da un muro di recinzione che impediva, tra l'altro, eventuali fughe di schiavi. In esigua minoranza erano le ville a carattere esclusivamente rustico, abitate soltanto dal vilicus e da schiavi alle sue dipendenze, nella maggior parte dei casi il dominus risiedeva nella villa, al fine di controllare direttamente l'andamento dei lavori nella tenuta. La conduzione diretta da parte del proprietario, coadiuvato comunque dal colono - particolarmente raccomandata tra l'altro dagli scrittori latini di agricoltura (Catone, Columella) - ebbe diffusione soprattutto dall'epoca sillana in poi.
In siffatto tipo di gestione della terra, il dominus residente in Campania fu notevolmente agevolato, in quanto nella regione generalmente non vi erano latifondi, come per esempio nell'Italia centrale, bensì piccole proprietà facilmente controllabili, nelle quali era presente un limitato numero di schiavi. Un 'eccezione è forse costituita proprio dalla villa "della Pisanella", nella quale la presenza di una cospicua quantità di dolia (ben 84) fa pensare che il fondo relativo fosse abbastanza esteso. Va detto inoltre che, in particolare nell'area vesuviana, alla necessità del controllo della produzione nella tenuta, si aggiungeva il piacere dell'otium, per cui il dominus volentieri soggiornava in campagna, abitando nella pars urbana della villa, spesso caratterizzata da decorazioni parietali e pavimentali di notevole finezza, da mobilio e suppellettili di gran pregio, godendo della , salubrità del clima e delle bellezze del paesaggio.

Plastico della ricostruzione della Villa "alla Pisanella"
prima dell'eruzione vulcanica del 79 d.C.

Le attività produttive che si svolgevano nell'ambito della villa erano costituite dalla coltura della vite, dell'olivo, di cereali e legumi, e dall'allevamento di animali. Della produzione di vino e olio, limitata a causa della piccola estensione dei fondi, sono téstimonianza le attrezzature rinvenute: torchi vinari e oleari, celle vinarie con dolia parzialmente interrati, oltre naturalmente i necessari strumenti agricoli. Frequente è anche la presenza di mezzi di trasporto (carri), dei quali purtroppo restano solo le parti in metallo (bronzo e ferro), costituite generalmente da cerchi di ruote, parti del timone o delle stanghe, elementi dei finimenti o dei morsi di cavallo.
Le prime testimonianze dell'esistenza della villa "della Pisanella" risalgono al novembre del 1868, quando il signor Modestino Pulzella, nel tracciare le fondazioni di un muro in un suo fondo in contrada Pisanella-Settetermini, rinvenne alcune strutture murarie relative a un ampio edificio. Proseguendo gli scavi, con la consulenza e la sorveglianza dell'allora responsabile degli Scavi di Pompei M. Ruggiero, si rinvennero alcune stanze con pavimento a mosaico, riferibili a un bagno, un 'altra identificabile come stalla, con all'interno scheletri di cavalli e di animali domestici; mediante alcuni cunicoli, vennero esplorati ambienti di servizio e una grande cisterna. L'esplorazione tuttavia si bloccò forzatamente in quanto il proprietario del terreno limitrofo, Vincenzo De Prisco,fece fermare ogni ulteriore scavo per impedire danneggiamenti al suo fondo, dove appunto si estendeva chiaramente il resto della villa.Solo nel settembre del 1894 si ripresero gli scavi, che proseguirono senza interruzione alcuna sino al giugno del 1895, proprio per iniziativa del De Prisco. Durante questo arco di tempo furono messi in luce i bagni, un atrio, i torchi vinari, nella cui area si rinvenne una grande quantità di materiale, fra cui, nascosto nel lacus, il celebre tesoro di argenteria, e parte della cella vinaria Dopo un'ulteriore interruzione di circa un anno, nel maggio del 1896, con l'assistenza del Pasqui, gli scavi furono ripresi per mettere in luce definitivamente tutto il fabbricato. Al momento attuale la villa si presenta quasi completamente risepolta: è auspicabile che, in tempi possibilmente brevi, avvenga l'esproprio del terreno, affinché sia consentito lo scavo sistematico del monumento, condotto secondo i criteri dell'archeologia moderna.

Pianta della villa che originariamente si estendeva su due piani.

La villa - risalente probabilmente all'inizio del l secolo a.C., e decorata con pitture parietali presumibilmente di Il stile finale o 111 stile iniziale - presenta una pianta di forma rettangolare, con un ampio piazzale scoperto sulla destra (l'aia) e un unico ingresso, all'incirca a metà della fronte dell'edificio. Subito dopo la porta d'ingresso vi era un ampio peristilio, confinante a est con la cella vinaria, a ovest con le stanze signorili della pars urbana e con la cucina, da cui si accedeva agli ambenti termali. Sul lato opposto" all'ingresso vi era l'accesso al torcularium, costituito da due torchi a leva per il vino. Lateralmente era situato il quartiere per la servitù, con annesso il torchio oleario e il trapetum, ambiente dove veniva effettuato il primo schiacciamento delle olive. Accanto al torchio oleario vi era il nubilarium, destinato alla conservazione delle messi prima della trebbiatura. Tutti questi ambienti, infine, delimitavano un'ampia cella vinaria scoperta, contenente 84 dolia interrati fino all'orlo e utilizzati per la conservazione di vino, olio e cereali. - Al piano superiore, in gran parte crollato al momento dello scavo, erano ambienti di abitazione, depositi, e un terrazzo o solarium. Al momento dell'eruzione del 79 d.C., la villa doveva essere abitata dal vilicus e dalla servitù, ma non dal dominus. Ciò è provato dallo stato di notevole disordine riscontrato proprio nella pars urbana, al contrario della pars rustica, come si può evincere dalla accurata relazione di scavo redatta dal Pasqui. Infatti, molti materiali (porte con relativi cardini e , cerniere, vasellame, utensili ecc.), l furono rinvenuti non alloro posto o accumulati alla rinfusa negli ambienti signorili. Altri oggetti (per esempio due vasche di bronzo, alcune lastre di marmo, parti di gronda), a causa delle loro dimensioni, non potevano poi trovare posto nella villa e quindi sicuramente non ne facevano parte.

Plastico degli scavi.

Il Pasqui, escludendo che nell'edificio fossero in corso lavori di restauro, modifiche o ampliamenti -non aveva riscontrato di ciò alcuna prova - avanza l'ipotesi che il proprietario avesse momentaneamente depositato nella villa "della Pisanella ", suppellettili appartenenti a un 'altra sua proprietà, in corso di restauro. I materiali che vengono qui presentati costituiscono, purtroppo, una minima parte di quelli venuti in luce durante lo scavo. Oltre i pezzi facenti parte del tesoro di argenteria, ci si è dovuti limitare a una scelta degli oggetti più significativi conservati nel Magazzino Archeologico di Pompei, essendo gli altri sparsi in vari musei, tra cui il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e dei quali non è sempre stato possibile accertare la provenienza dalla villa "della Pisanella". C'è da dire tra l'altro che la maggior parte dei materiali, a suo tempo depositati nel Magazzino di Pompei, è andata distrutta a causa dei bombardamenti dell'ultima guerra mondiale. Oltre che dal già citato tesoro di argenteria, i reperti sono costituiti soprattutto da vasellame da cucina o da mensa, parti di mobilio, attrezzi agricoli in ferro, alcuni materiali ceramici e vitrei, frammenti di decorazione parietale, e altri oggetti di vario genere, ma comunque pertinenti all'instrumentum domesticum della a villa. Costretti purtroppo a presentare un limitato numero di reperti, si ritiene tuttavia che essi diano o almeno un 'idea delle suppellettili rinvenute nella villa "della r Pisanella " e di conseguenza della vita e delle attività produttive che vi si svolgevano.

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Bibliografia: