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Alle falde del Vesuvio...

di Andrea de Prisco

... non troviamo né un popolo di negri, né tantomeno di matti! Oggi, Boscoreale, conta circa trentamila abitanti e, assieme a tante altre cittadine limitrofe (Boscotrecase, Trecase, Terzigno e, un po' più avanti, S. Giuseppe Vesuviano) estende verso la Valle del Sarno il suo territorio, situato nella zona a sud-est del vulcano napoletano: il Vesuvio.  "Spento", ma sarebbe meglio dire "addormentato" (nel "Bosco"?!?), da svariati decenni offre il suo panorama inconfondibile da qualsiasi angolazione si guardi.

 


Come molte cittadine o aree urbane non nate esclusivamente dalla speculazione edilizia, affonda le sue origini in epoche storiche assai lontane. Si parte addirittura dall'età del ferro, circostanza confermata dal ritrovamento, in contrada Marchesa, di  tombe con manufatti appartenenti alla  cosiddetta "cultura delle tombe a fossa". Già ai tempi dei sanniti e dei romani, il luogo era noto per il suo olio o il suo vino - il famoso "vinum vesvinum" esportato fin nella lontana Gallia - e, in generale, per le sue intense coltivazioni.  Tutto ciò è ampiamente confermato dalle ville rustiche riportate alla luce tra l'ottocento ed i primi del novecento, non ultime (anzi!) quelle scoperte da Vincenzo de Prisco in località Pisanella (la famosa Villa del Tesoro o di Cecilio Giocondo che dir si voglia) e in Contrada Grotta (Villa degli Affreschi o, per meglio dire, di Publio Fannio Synistore). E' noto, infatti, che la tristemente nota eruzione vesuviana del 79 d.C. seppellì con Pompei anche Boscoreale - a quei tempi chiamata "Pagus Augustus Felix Suburbanus" - e i paesi limitrofi. Si legga, al riguardo, l'interessante articolo di Angelandrea Casale riguardante la storia degli scavi archeologici in quell'area.

Successivamente (siamo giunti al medioevo) di quell'area così fertile in età romana non rimase che un esteso bosco, noto a quei tempi per essere preferito dai Re Angioini per la pratica della caccia. Da questo, la sua denominazione - prima generica - di "Bosco Reale", divenuta nel tempo Boscoreale ad identificare l'area urbana successivamente sorta in quella zona.

Già ai principi del '700 Boscoreale acquista il suo caratteristico assetto urbanistico, tuttora conservato, di forma quadrilatera. Di tale periodo è il Palazzo dei baroni Zurlo (1765), dichiarato "monumento nazionale" insieme all'attigua Cappella gentilizia dedicata a Maria SS. di Montevergine (1649 ca.), caratterizzata da un portale in pietra vulcanica ad amorini e festoni.

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